Documento: Dipendenze patologiche Stampa

Le Dipendenze Patologiche sono una problematica prioritaria del nostro territorio e da tempo sono entrate nell’agenda politica a livello regionale. Infatti ormai da diversi anni la Regione ha avviato un confronto tra pubblico e privato per cercare di affrontare la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle patologie da dipendenza in modo integrato e sinergico nel territorio. La Giunta regionale ha fatto sua la proposta di un Atto di Riordino del Sistema Regionale per le Dipendenze Patologiche, con l’ istituzione del Dipartimento a valenza Pubblico-Privato avanzata dal tavolo comune, approvando tale Atto con una Delibera di Giunta nel 2004 . I dati resi noti dalla Prefettura e quelli pubblicati da Dipartimento di Macerata e Camerino fotografano una situazione veramente preoccupante. La politica deve assumersi la propria responsabilità, come attenzione alla “polis”, nell’affrontare questa grave problematica che interessa i nostri giovani come nostro futuro. L’obiettivo di fornirsi degli strumenti organizzativi utili all’attivazione delle reti territoriali è stato raggiunto dal governo regionale nei 5 anni di mandato appena trascorsi. In questo quinquennio ho cercato di comprendere il fenomeno, soprattutto confrontandomi con le molte richieste di aiuto da parte delle famiglie, ascoltando chi viveva direttamente questo tipo di sofferenza e gli operatori, professionisti e volontari, del settore. Per questo mi sono tenuto in contatto con i vari servizi pubblici e privati: I STDP ( Servizi Territoriali Dipendenze Patologiche) di Macerata e Camerino e le Comunità Terapeutiche del territorio , la PARS e la Croce Bianca, le Associazioni locali quali il Glatad e la COSS Marche, e Associazioni di Familiari come l’Angland. Il fenomeno delle dipendenze è complesso e multifattoriale, in continuo mutamento, e non facile da affrontare. In particolare il tema della Prevenzione non può prescindere da una attenzione globale alla qualità della vita dei giovani in tutte le varie espressioni: laddove è possibile promuovere il ben-essere si sottrae spazio al disagio;  è necessario progettare degli spazi sia fisici che “mentali” dove i giovani possano esprimersi e fare “buone” esperienze di sé, offrendo così fattori protettivi nei confronti dell’abuso di sostanze.

Nella sfera della cura e della riabilitazione occorre promuovere una cultura tra i Servizi che sia in grado di focalizzare l’attenzione sulla dipendenza quale patologia complessa da valutare e  trattare aldilà del pregiudizio, e della sfera emotiva e morale. Ritengo prioritario insistere sulla valorizzazione di tutte le risorse, umane ed economiche, presenti nel territorio per provare a vincere questa sfida.  Lo si può fare partendo dal Dipartimento, quale  luogo di integrazione socio-sanitaria capace di sviluppare una visione comune dei valori di riferimento e  di condivisione  nelle scelte operative. Dobbiamo programmare gli interventi di prevenzione e di riabilitazione evitando sprechi, sfruttando le risorse disponibili per allargare sempre di più il raggio d’azione sia in relazione all’età (coinvolgendo nell’intervento le scuole primarie) sia in relazione al territorio verso targets di popolazione a rischio, non ancora raggiunti. In questa azione di raccordo, fondamentale dovrà essere l’azione degli Ambiti Sociali Territoriali, dando continuità al prezioso lavoro dei Coordinatori e degli Uffici di Piano, capaci di svolgere il ruolo di antenna di ascolto dei bisogni espressi dai territori e di coordinazione delle attività progettuali . Sono quindi disponibile, come proposto dall’Avv. Bommarito e da Dr. Giuli, a dare il mio sostegno ad un organo provinciale che tenga accesi costantemente i riflettori sul problema droga, che è bene ricordare non appartiene solo ai giovani.

Ricordando che è  rischioso e riduttivo occuparsi dei giovani  solo come problematici,  poiché l’attenzione alle nuove generazioni e sulle responsabilità degli adulti nei loro confronti deve essere un impegno continuo e quotidiano.